La bestia a due schiene

Da storica di professione, era inevitabile che la fascinazione per l’Inghilterra vittoriana mi spingesse, prima o poi, a scrivere un romanzo storico ambientato proprio nel periodo in cui la società contemporanea, così come ora la conosciamo, mosse i primi passi.
Siamo alla fine dell’800, la rivoluzione industriale è già avvenuta e la velocità con cui le scoperte tecnologiche cambiano il modo di vivere è impressionante. Tra l’altro l’Inghilterra vittoriana, dove l’oscurità si nasconde dietro la facciata perbenista, mi sembrava il terreno ideale per indagare i tormenti e le perversioni più profonde dell’animo umano.
Questo romanzo è un giallo molto nero che strizza un occhio ai romanzi di Agata Christie con i quali sono cresciuta (mia nonna era un’appassionata e li aveva tutti!) e che si trasforma in un giallo della camera chiusa, giusto per complicare un po’ la faccenda e giocare con il lettore che si troverà in un labirinto di specchi dove nulla è come appare.
Pronti per la sfida investigativa?

La trama:

Nero. Il colore della fuliggine londinese, del mistero, del retroscena di quello che è la grande, imponente e maestosa facciata vittoriana.
In questa oscurità continua, in questa Londra di fine ottocento in cui Jack lo squartatore può agire indisturbato, si muovono personaggi che si mostrano solo nel momento in cui un accidentale fascio di luce li rivela per poi tornare, come a teatro, a nascondersi di nuovo nel buio più profondo.
Nel tentativo di far diradare le tenebre, Scotland Yard chiede in segreto allo scozzese Duncan Primerose d’infiltrarsi nella compagnia che sta mettendo in scena l’Othello poiché si sospetta che l’attore principale, Jack Hutchinson, la stella che tutti adorano, sia proprio il feroce assassino che uccide le prostitute a Whitechapel.
Duncan accetta l’incarico e, vestendo i panni di uno dei dieci membri della compagnia, si rende presto conto che ognuno di loro, oltre a odiare profondamente Hutchinson nasconde segreti inconfessabili. Che Hutchinson sia davvero un mostro? O che siano le voci messe in giro su di lui a farlo credere tale?
In una discesa agli inferi ancora più nera di quella de Il vampiro di Venezia Giada Trebeschi conduce il lettore in un viaggio claustrofobico che si muove lungo i cunicoli più nascosti e impervi dell’animo umano creando un giallo della camera chiusa il cui fine ultimo non è solo la risoluzione del caso.