Alle origini del mito

Parlando di letteratura fantastica non si può non parlare di meraviglioso, non usando la parola in senso moderno, ma etimologicamente e cioé nel senso di quei fatti preternaturali (divini, magici o leggendari) che si riscontrano in un’opera di fantasy e che ricordano il senso del meraviglioso che suscitano i Bestiari medioevali. Per farlo comincerò dalle origini, dal principio, della Storia della letteratura fantastica: la Genesi.Image result for adamo ed eva michelangelo

Cosa c’è di meglio della Genesi per cominciare dal principio? A quanto pare la Genesi è stata scritta nel V secolo a. C. fissando sui papiri quello che le tradizioni orali raccontavano già da qualche secolo. Ma non vi sembra forse la Genesi uno dei primi libri che trattano di meraviglioso nel senso che dicevamo prima?

Non è forse una grandiosa opera di fantasia? Con i personaggi che sono ignari della propria nudità, il serpente parlante, la mela avvelenata (eh sì, ho proprio detto avvelenata, proprio come quella di Biancaneve perché la conoscenza è un veleno, una droga, guardate cosa succede ai due progenitori o a Faust per esempio) e non dimentichiamoci l’arcangelo con la spada infuocata. E poi scusate ma come possono solo in due popolare la terra? Questa parte non mi è mai stata molto chiara, anche perché, a quanto è scritto, hanno avuto solo due figli maschi, o no? Ci sono molti punti oscuri in questa vicenda e direi che Tolkien avrebbe fatto un lavoro di certo migliore se l’avesse scritta lui.

Certo sono critica in primis con la mia religione e preferisco di gran lunga l’idea di essere stata creata dal soffio divino che provenir dalla scimmia (pure se balla ma sempre una scimmia è) ma non è che le altre se la siano cavata tanto meglio. Anche nelle altre religioni l’incipit, l’origine del mondo e non solo quella viene affidato a un racconto straordinario, meraviglioso appunto.

Related imageNon è che gli antichi egizi con il loro Sole originario, i loro Dei mezzi uomini e mezzi animali, o i sumeri con il Mare Primordiale, o gli aztechi con il loro ermafrodito della creazione, o ancora i norreni con l’unione di ghiaccio e fuoco che dal caos iniziale generano il gigante dal cui sudore nascono altri giganti fino a quando  dal ghiaccio non nasce il primo Dio androgino se la cavino poi molto meglio di chi ha immaginato Adamo ed Eva con o senza la foglia di fico. O sbaglio?

Anche nelle religioni del lontano oriente hanno usato la fantasia, l’immaginazione per riempire certi vuoti, per dare una spiegazione quantomeno simbolica a domande cui è impossibile dare una risposta e così, per esempio, lo shintoismo con il suo pantheon di più di 8000 divinità, i quattro regnanti celestiali del buddismo o l’induismo con il demiurgo Brahma che crea il mondo mettendo in ordine i vari elementi esistenti, compiono la stessa operazione raccontando una storia meravigliosa, magica, fantastica.Related image

Un momento.

Ripensando a tutto quello detto fino c’è qualcosa che non riesco a capire. Se alla base di ogni cultura tradizionalmente c’è la cosmologia religiosa che, come abbiamo visto, non è altro che un racconto fantastico, perché allora ghettizzano il racconto fantastico come letteratura di genere? Non è forse uno dei pilasti fondanti del racconto di ogni tempo e luogo?

E non ho ancora fatto cenno alla mitologia a noi più vicina e forse anche quella che ci è più cara, quella greco-romana. No, aspettate, meglio, tralascerò la parte religiosa che sappiamo perfettamente confermerebbe quello che ho detto fin qui, per parlare di due dei libri fondamentali per la letteratura di ogni tempo: l’Iliade e l’Odissea. Ecco, li ho appena citati, e già vi vedo pensare ad Apollo che maledice Cassandra, a Circe che trasforma i marinai in porci, a Venere che salva Paride sul campo di battaglia, alle sirene che cantano mentre passa la nave di Ulisse o al meraviglioso Ettore che combatte coraggiosamente contro un semidio. Perché è Ettore il vero eroe, non Achille. Sapevatelo. Ma questa è un’altra storia e non mi soffermerò un minuto di più su Ettore. Peccato però eh! Che Ettore mi piace molto.

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Dunque Iliade e Odissea. Epica. Ma anche racconto fantasico, o no?

E gli eroi allora? Gli eroi chi sono?

Degli uomini straordinari per forza, arguzia o coraggio, degli uomini in cui certe caratteristiche positive sono eccezionali. Certo possiamo parlare di Ettore, Enea o Ulisse o di Gesù o Budda perché no? Sono tutti eroi, tutti uomini che interpretano quello che Joseph Campbell chiamerebbe il mono-mito.

Seppur con modalità diverse l’eroe che in fondo tutti amiamo è quello che, a un certo punto della sua vita, ha il coraggio d’intraprendere un viaggio iniziatico che comporta difficilissime prove da superare, discesa agli inferi, risurrezione o ritorno a casa senza dimenticare gli aiuti più o meno magici da parte dei sapienti, streghe o divinità che, per onorare il coraggio dell’eroe gli offrono il loro aiuto.

Accade in tutte le storie più importanti della letteratura mondiale, dall’Eneide ai Vangeli, dalle Metamorfosi di Ovidio alla saga di Beowulf, dalla ciclo bretone di Re Artù al Roman de la rose, dai Morality plays a Dante. Image result for dantePensateci, in tutte si racconta la stessa storia, in tutte si traccia il cerchio dell’iniziazione-superamento-delle-prove-conclusione che in fondo, non racconta altro che la vita.

L’eroe affronta i guardiani della soglia iniziatica e una volta superata comincia ad affrontare molte prove: questa è la parte preferita nel racconto fantastico avventuroso che lascia ovviamente ampio spazio all’immaginazione e che racconta le prove della vita inventando creature fantastiche come allegoria di altre prove ben più terrene.

Per conquistare il potere, anzi no, per rinascere a nuova vita e chiudere il cerchio, l’eroe viene spesso inghiottito dall’ignoto, viaggia nell’al di là come, per esempio, fanno Ulisse, Gesù o Dante, per poi tornare in questo mondo a rimirar le stelle. È una nuova nascita, quella alla vita adulta, alla maturità che sa, conosce, che ha l’esperienza.

Ma torniamo al racconto fantastico, a quella letteratura di seconda classe e di genere di cui vi voglio raccontare oggi.

Related imageFra questa letteratura dovremmo inserire a questo punto anche i drammi elisabettiani del Faust di Marlowe e Macbeth, o Sogno di una notte di mezz’estate. Perché scusate eh, ma Faust fa un patto con Mefistofele che appare e scompare, che gli fa avere visioni e che lo fa viaggiare nel tempo e nello spazio, Macbeth fa una strage solo perché dar retta a tre streghe e senza l’aiuto delle fate e dei folletti di Titania e Oberone l’amore dei quattro innamorati della commedia non potrebbe trionfare. E io che pensavo Shakespeare fosse letteratura! E invece anche lui cade nel sottogenere. E mi rovina pure Amleto ficcandoci un fantasma. Ma dai.

Che dire allora di Ariosto che invece di raccontare di amori e battaglie, di fare grande letteratura, manda il suo eroe, Orlando, a recuperare il senno sulla luna! Se non è fantasy questo! Nel XVI secolo poi!

Potrei andare avanti così per ore citandovi autori considerati i padri della letteratura mondiale che si sono confrontati con il meraviglioso, che l’hanno raccontato in prosa e poesia, che lo hanno fatto andare on stage, nudo davanti a tutti. Che abbiano sbagliato il tiro, che abbiano fatto uno scivolone o che lo scivolone sia stato fatto da quei critici illuminati che han relegato draghi, cerberi, fate, spiriti e demoni in una letteratura cui han poi dato il nome di letteratura di genere?

Image result for dark fantasy backgroundLascerò loro il beneficio del dubbio ma sono convinta che non siano stati Dante, Shakespeare o Goethe a sbagliarsi. E sono convinta che non si siano sbagliati nemmeno gli scrittori che hanno dato vita a mostri come Dracula e Frankenstein, autori che generalmente vengono considerati come i genitori del fantasy. Ma siamo già troppo avanti come periodo per me che mi occupo si storia e di mito e anche come tempo massimo concessomi per questa breve carrellata sulla storia del mito perciò lascerò che siano altri a parlare di quel genere che i critici ghettizzano con il nome di fantasy. Perché io non ne so nulla.

Per me un genere letterario che si occupa del meraviglioso, che crea mondi paralleli, allegorie, che genera mostri da bestiario medioevale solo per raccontar la vita degli eroi e suggerirci parallelismi con la vita vera non è fantasy, è epica e con essa si origina il mito.

 

Uno speech sull’argomento l’ho tenuto al fantavv il Festival del Fantasy e dell’avventura di Bussolengo. Qui il video.