1938. Nell’anno in cui il duce emana le leggi razziali e il rombo della guerra si fa sempre più vicino, la giovane studiosa di storia dell’arte Letizia Cantarini lavora con passione al restauro di un palazzo nobiliare vicino a Roma insieme a due colleghi. Dietro una parete, i tre scoprono una stanza segreta dove giacciono i resti di una donna murata viva circa cinquecento anni prima. Sul pavimento, accanto alla condannata a morte, di cui ancora si scorgono lembi di tessuto rosso come la porpora, alcuni fogli: le sue memorie e un enigma.
Letizia però non ha il tempo di studiare le carte della misteriosa “Dama rossa” vissuta alla corte di Alessandro VI Borgia, che un gruppo di miliziani fascisti, guidati dall’affascinante capitano de’ Risis, giunge a interrompere i lavori. È evidente che il ritrovamento della camera segreta desta un interesse non solo archeologico.
Letizia e i colleghi capiscono di aver portato alla luce non tanto i resti del tesoro degli Olgiati – la famiglia cui apparteneva il palazzo – ma qualcosa di ben più prezioso. Inizia così una fuga indiavolata, un’avventura travolgente che vedrà i tre amici alle prese con un favoloso rompicapo: una sciarada composta nel Rinascimento che li porterà fino in Spagna, all’Alhambra, sulle tracce della Dama rossa e di un inimmaginabile tesoro.
I protagonisti, separati dagli eventi – uno dei tre è ebreo e dovrà nascondersi dal furore fascista – , rischieranno la vita per scoprire e proteggere lo straordinario segreto.
La Dama rossa è un libro avvincente, in cui al rigore della ricostruzione storica si accompagna una scoppiettante capacità d’invenzione romanzesca, sorretta da personaggi magnificamente tratteggiati. Una storia capace di accompagnarci attraverso le ombre e le luci della grande Storia per capire, ricordare e, un poco, sognare.
Le spoglie mortali della Dama Rossa sono conservate presso il Museo Criminologico di Roma e sono note con il nome di “scheletro di Poggio Catino”.
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Pupi Avati su "La Dama Rossa"
Una narrativa capace di trovare il suo habitat naturale, la sua ragion d’essere, fra i più neri riverberi della Storia, durante quel fascismo che aveva già promulgato le vergognose leggi razziali.
Davanti all’Arca dell’Alleanza, vista come il necessario simbolo di una nuova pace fra ebrei e cristiani, sarebbe pur lecito avanzare l’esecrabile paragone letterario con Dan Brown ed i suoi preconfezionati best-seller. Eppure, fra le pagine de La Dama Rossa, ho trovato delle atmosfere ben più suggestive del nuovo manierismo letterario americano.